mercoledì 13 dicembre 2017

Miracolo sul ghiaccio

Amici longobardi,



quella che ci apprestiamo a descrivere è stata una partita maschia, dura, combattuta non solo contro avversari tosti e determinati, ma contro le forze di una natura ostile e gelida, che voleva a tutti i costi prendere parte alla sfida: Longobarda contro Idroclima Rosati, nome quantomai adatto alla circostanza.
Per raccontarla prenderemo ad esempio un noto fatto di sport avvenuto nel 1980, alle Olimpiadi invernali di Lake Placid, USA,  il match di hockey su ghiaccio che ha assegnato la medaglia d’oro noto come “Miracle on Ice”. In quella circostanza la fortissima nazionale URSS era una corazzata che vantava i migliori giocatori dell’epoca e viaggiava spedita verso una scontata vittoria finale. Ad opporsi al suo cammino inaspettatamente si è trovata la nazionale di casa, composta da giocatori universitari e dilettanti, che sospinta dal calore dei suoi tifosi, da una straordinaria fiducia nei propri mezzi e da una fortissima identità di squadra è riuscita nell’impresa di vincere quella partita per 4-2.
I nomi di quei ragazzi rimarranno per sempre nella storia, così come resterà immortale la frase del telecronista dell’epoca, Al Michaels, al termine della partita: "Undici secondi, vi restano dieci secondi, stanno contando alla rovescia in questo momento... Morrow passa a Silk, restano cinque secondi di gioco! Credete nei miracoli? Sì!"
Anche la Longobarda ha creduto nei propri mezzi, nella sua identità di squadra, nel dare tutto sul campo, nonostante i pronostici della vigilia non fossero dei migliori: qualche defezione improvvisa, l’infermeria piena, l’assenza dell’amuleto Bicio (“c’ho la cena alle setteeeeeeee!”), la trasferta in territorio tuderte. Eppure la società faceva fronte comune davanti alle difficoltà, mettendo a disposizione la Yeti d’ordinanza per la trasferta e tesserando un altro pezzo pregiato del mercato degli svincolati, Andrea Barnabei.
L’arrivo allo stadio di Ponte Rio è surreale: una patina di ghiaccio ovunque, un pallone abbandonato che è rimasto congelato in campo e l’arbitro che dice “Appena siete tutti iniziamo” ma poi si rifugia al bar per cercare un po’ di calore e devi andare a convincerlo che deve veramente iniziare. Durante il riscaldamento si bubbola, c’è che accusa i geloni alle dita dei piedi dopo soli 3 minuti, ma la passione per il calcetto di periferia e per i colori longobardi scalda il sangue dei nostri giocatori e iniziamo comunque il match: Cosi tra i pali, dietro Lori e Fek, davanti Manu e Giova.
Pronti via e la partita vede due squadre attente, preoccupate soprattutto di non scoprirsi e di studiare gli avversari; l’Idroclima parte meglio, come l’URSS nel 1980, gioca sfruttando la scarsa pressione longobarda e si porta sul 2-0 con un paio di azioni ficcanti, mentre i nostri devono ancora abituarsi al terreno ghiacciato e sembrano arrancare. Ma l’ingresso della Second Unit, come si dice in gergo hockeistico, rianima la longobarda e prima Lori sfrutta una intesa tutta in famiglia per accorciare e poi Andrea insacca il pareggio. Purtroppo però subito prima della fine del primo tempo la squadra subisce il 3-2. Ci vorrebbe il the caldo di Caressa, ma non ce n’è, e i nostri tornano al proprio angolo per riorganizzarsi.
La seconda frazione riparte con un clima ancora più glaciale, i nostri ripartono decisi e si capisce subito che qualcosa è scattato nei loro cuori, perché impattano per due volte gli avversari, prima sul 3-3, sempre Andrea, e poi sul 4-4 col Giova. E’ da qui che inizia lo show longobardo: adesso il terreno ghiacciato non fa più paura, i nostri pattini fendono l’erba di ponte Rio lasciando strisce infuocate, il respiro degli avversari si fa pesante e la partita cambia. Prima manu offre a Giova una palla centrale, lui si avvita sul ghiaccio come Karolina Kostner e porta in vantaggio i biancorossi.
Poi a 4’ dalla fine il pallone di Cosi da dietro, come un tracciante che illumina la notte tuderte, il Giova lo arpiona come solo lui sa fare, botta di sinistro all’angolino basso: il miracolo sul ghiaccio è di nuovo realtà!
“Credete nei miracoli? SI!” Si, anche noi ci crediamo, più forti del gelo e di avversari comunque tosti e che sicuramente avranno da dire la loro nel prosieguo della competizione, tutti uniti verso una vittoria ottenuta con la tigna e la voglia, oltre che con un gioco che si è saputo adattare alle necessità.
Una vittoria da provinciale, una vittori da primi posti in classifica, una vittoria da Longobarda!


Dalla ghiacciaia di Ponte Rio è tutto, a voi per le pagelle!


COSI: “ma tu sei un portiere?” voci dicono che questa domanda sia ormai sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori della OPES League. Il presidente si regala e ci regala un’altra prestazione di sostanza e affidamento tra i pali, guidando la difesa e ergendosi a estremo baluardo. La doppia parata sul 4-4 è una delle pietre su cui è stato edificato il successo della Longobarda, così come un’altra decisiva sul 3-2 dopo la quale riparte l’azione che porta al temporaneo pareggio. Peccato che qui non ci sono punti per il miglior portiere come all’Azza Cup, sarebbe già vincitore per distacco. Jim Craig, 9!


FEK: stavolta non ha bisogno di immolare inusitate parti del corpo per mettere la palla in porta, ma solo di difendere con le unghie e con i denti sul puntero avversario. Riesce spesso ad arginare le folate avversarie, e rimane spesso come ultimo uomo per dare sicurezza ai compagni, giocando una partita generosa e confermando di essere uno di cui non si può fare a meno. Bill Baker, 8,5!


LORI: parte cauto, per prendere confidenza col terreno infido, poi monta le catene ai cingoli, il motore carbura e torna tosto e decisivo come lo conosciamo. Anche sul ghiaccio sfodera più volte la staffilata che scalda i cuori dei tifosi come una tazza di cioccolata negli inverni più rigidi, stavolta gioca meno bloccato dietro, venendo utilizzato come arma tattica quando c’è da rinforzare l’attacco con l’assetto “twin towers” insieme al Giova. Avvia la rimonta longobarda e si propone con continuità su entrambe le corsie. William “Buzz” Schneider, 9!


ANDREA: lui invece monta subito i pneumatici chiodati e appena entrato capisci subito che il ghiaccio è come se non ci fosse. Va così forte che guadagna una strisciata sul ginocchio e una caduta “a bocca davanti”, ma mete a segno due gol con inserimenti da dietro e su calcio piazzato da manuale, reggendo l’impatto dietro e mostrando saggezza nella gestione degli ultimi minuti. L’ennesimo grande acquisto di una società che ci regala meraviglie in sede di mercato: gli altri arriveranno a gennaio, ma sarà troppo tardi, perché ormai è – anche ufficialmente – uno di noi: benvenuto! Mark Johnson, 9!


MANU: vi ricordate il mitico film “Quattro sotto zero” sulla nazionale di bob giamaicana? Manu sembra proprio uno di loro, imbacuccato che manco l’omino michelin, arrivando a indossare la divisa sopra due o tre strati di maglie e felpe. Forse sarà per questo che carbura lento, ma poi anche lui si lascia contagiare dal sacro fuoco della rimonta, dapprima dimostrando presenza in difesa (il tabellino parla di 3 falli di cui un’entrata in stile “Falce fienea”), poi tenendo palla in avanti e fornendo ai compagni un sicuro riferimento per risalire il campo e molti assist nelle azioni più pericolose. Il palo sinistro di una delle due porte trema ancora per la terrificante sassata che strozza in gola l’urlo di gioia della panchina, ma siamo sicuri che alla prossima ci regalerà conclusioni ancora migliori. Dave Silk, 8,5!


GIOVA: quando il gioco si fa duro il Giova inizia a giocare. E se gioca come nel secondo tempo non lo fermi nemmeno se gli salti sopra, perché come Bud Spencer cammina e ti porta con lui. Il suo primo tempo serve per ambientarsi, per prendere le misure al campo e alla difesa avversaria. Il secondo è per mettere il punto esclamativo sul match: tre gol, di cui due bellissimi, uno con la grazia della ballerina, controllo di petto protezione della palla ed esterno a beffare il portiere, per il vantaggio, un altro con difesa della palla e staffilata di sinistro per mettere al sicuro la vittoria. In mezzo tanto lavoro sporco e tanti ripiegamenti difensivi, chapeau! Mike Eruzione, 9,5!


EGREGIO: il primo tifoso, il primo dirigente, il primo a suonare la carica fin dalla partenza e per tutto il match. Orfano del Bicio nella fredda serata tuderte, l’inventario della Yeti ti fa capire che è pronto per ogni situazione: fresbee da montagna, pallina da spiaggia, attrezzi per guerné ji ucelli, penna per compilare la lista e riscaldamento a palla! Gestisce i cambi con autorevolezza, dimostrando che Mr. Enzo ha un grande allievo, e si prende il peggio freddo pur di stare accanto ai suoi compagni anche non potendo giocare. That’s Amooooooooreeeeeee, 10!


Juntos Podemos!

Andri

Nessun commento:

GLI ULTRAS LONGOBARDI

GLI ULTRAS LONGOBARDI